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Il Popolo Hadiya

Il popolo Hadiya si dedica prevalentemente all’agricoltura e all’allevamento del bestiame e vive in minuscoli e graziosi villaggi famigliari sparsi fra la vegetazione tropicale. Elegante è il loro tucul a pianta circolare dal tetto conico in paglia: spesso viene, nella parte frontale ai lati dell’ingresso, intonacato e dipinto con disegni a motivi geometri, floreali o di animali e la loro combinazione è lasciata alla fantasia e al talento degli artisti. Queste decorazioni, il cui significato e la cui origine si è persa nel tempo, rendono sicuramente più bello e accogliente lo spazio in cui la famiglia vive.

In questa zona le donne istruite sono poche perché dedicano molto tempo ai lavori domestici. Ogni quattro maschi c’è solo una femmina nella scuola elementare, e la percentuale si riduce man mano che si passa alle scuole di grado superiore. In pratica manca qualsiasi forma d’incoraggiamento all’istruzione anzi, le ragazze vengono avviate al matrimonio precocemente. La struttura familiare è quella di tipo patriarcale che in qualche modo ha perpetuato l’esclusione della donna dalla proprietà e dall’autonomia economica nonostante il suo contributo ai lavori campestri. La donna è valorizzata nella misura in cui partorisce figli maschi: la famiglia senza eredi maschi è considerata, secondo arcaiche concezioni, una famiglia poco valorosa e poco benedetta da Dio.

Il Compito di educare la prole è affidato esclusivamente alla madre specialmente nei primi anni di vita.

Il periodo dell’infanzia comprende la fase dell’allattamento e dello svezzamento. Il bambino in questo particolare momento dorme sulla stessa stuoia della madre e l’accompagna in tutti i suoi spostamenti coricato sul suo dorso avvolto in un panno di cotone. In questo modo il bambino elabora le prime esperienze di vita e le prime scoperte.

Una tipica usanza, che può essere considerata come un rito di passaggio dalla prima alla seconda infanzia, consiste nel lasciare ai bambini un ciuffo di capelli sul capo che non deve essere tagliato prima dei quattro anni. Questo perché si crede che se il bimbo dovesse morire gli angeli lo prenderebbero per il ciuffo e lo porterebbero in cielo.

L’importanza che questo rito ha nella popolazione locale è spiegabile con l’alta percentuale di mortalità infantile che da sempre si registra nel distretto di Hosanna.

Al taglio di questo ciuffo chiamato irffo, che è in pratica un altro rito, al bimbo viene offerto un regalo, sovente un animale, che può essere un pollo, una pecora o addirittura un bue, secondo la disponibilità economica della famiglia. Con questo dono s’infonde nei bambini il senso della responsabilità e della cura della proprietà personale.

L’adolescenza che va dai sette ai dodici anni è caratterizzata da vari impegni che i ragazzi e le ragazze assumono, come, per esempio, portare gli animali al pascolo o avere cura dei fratelli minori. Sovente i maschi aiutano il padre nei lavori campestri mentre le femmine collaborano con la mamma nelle faccende domestiche; in questo modo s’instaura un rapporto affettivo forte con i genitori.