Il Guatemala è il terzo paese per dimensioni dell’America Centrale ed è compreso tra il 13°44 e il 17°49 di latitudine nord. Nonostante le dimensioni ridotte il Paese possiede una varietà di ambienti e paesaggi geomorfologici paragonabili solo a quelli del suo vicino settentrionale, il Messico, circa venti volte più vasto.
In questa multiforme natura moltissimi sono i segni lasciati dagli antichi abitanti della regione, i maya, che indicavano il vasto territorio compreso tra l’odierno Guatemala, il Belize e l’Honduras con il termine di cauhtemallan, che significa “luogo in cui si possono tagliare gli alberi”.
Questa regione viene definita dagli archeologi Mesoamerica, luogo che vide sorgere fin dalla più remota antichità società agricole stanziali che nel millennio precedente la nascita di Cristo divennero delle culture monumentali che, separate dal resto dell’umanità fin dalla preistoria (età paleolitica), elaborarono nel più completo isolamento le proprie culture, religioni e miti.
L’uomo mesoamericano creò le proprie cosmogonie e i propri Dei basandosi sulla realtà circostante, una realtà che è costituita dalla natura prorompente che caratterizza questo angolo di mondo, fatta di cime vulcaniche alte anche 4.000 metri, di giungle tropicali abitate da scimmie, rettili, felini e uccelli variopinti sconosciuti nel resto del pianeta.
La civiltà maya che si sviluppò nell’area dei bassipiani del Petén e dello Yucatán, in tutta l’area costiera e sugli altipiani del Guatemala fu quella che portò al massimo livello di raffinatezza le conoscenze elaborate dai popoli mesoamericani a lei precedenti (olmechi, cultura di Monte Alban) e costruì negli oltre tre millenni della sua storia migliaia di monumenti, edifici religiosi, e città che oggi possiamo in parte ammirare nei numerosi siti archeologici sparsi nel territorio guatemalteco.
Visitare la regione del Petén è un’esperienza esaltante che ci pone in tutta la sua urgenza di fronte a questa cultura misteriosa e affascinante che dopo aver raggiunto vette incredibili di conoscenza architettonica è rimasta per secoli sepolta sotto la giungla.
Quando ci si trova di fronte all’opera di questo popolo si avverte come un senso di straniamento, i loro canoni artistici e di bellezza sono così distanti dai nostri ma nel contempo così assoluti che ci lasciano a bocca aperta.
Ma la storia del Guatemala non si esaurisce con i soli popoli precolombiani, l’arrivo di Colombo e la dominazione spagnola apportarono profondi cambiamenti nel tessuto sociale del continente e del Paese. Nonostante la violenta repressione delle popolazioni indigene anche la dominazione spagnola ha contribuito a formare il patrimonio artistico e culturale guatemalteco: città come Antigua, che sono un modello quasi perfetto di architettura coloniale, sono lì a mostrarci il contributo degli spagnoli alla cultura guatemalteca.
Il tentativo di cristianizzare gli indios iniziato, dopo l’arrivo dei conquistadores spagnoli, dai missionari cattolici non è mai stato totalmente completato. Nonostante la perseveranza dei rappresentanti della chiesa cattolica prima e protestante poi non è stato possibile estirpare dall’anima degli indios le vecchie credenze che essi hanno conservato nonostante la formale adesione alla religione cristiana.
Per questo, i riti e le cerimonie legate al vecchio calendario liturgico maya si sono fuse e sovrapposte alle pratiche cattoliche dando vita a una forma di sincretismo che non ha eguali al mondo e che, in ogni caso, costituisce una componente fondamentale della vita dell’indio.