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Libia - Gadames, una città berbera dalla storia millenaria

31 marzo 2015

Arriviamo a Gadames poco prima del tramonto dopo un lungo percorso attraverso immense dune di sabbia che lambiscono e a volte invadono la strada. Non è ancora buio quando varchiamo un antico portale ed entriamo nella cittadella dichiarata patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco. Quest’attraente città-oasi si rileverà, durante il nostro soggiorno, una sorpresa e un luogo pieno di fascino: situata nel Fezzan sud-occidentale questo borgo, è, infatti, caratterizzato da un susseguirsi di case affacciate e allineate su stretti e tortuosi vicoli e da orti e giardini ombreggiati da rigogliose palme da dattero. Queste piccole oasi, racchiuse all’interno di cinte murarie intonacate di bianco e rosso mattone, sono irrigate con l’acqua che sgorga della sorgente Ain El Fersa, scoperta, secondo un’antica leggenda, da alcuni cavalieri della tribù nomade di Nemrod circa cinquemila anni fa, data cui si fa risalire la nascita della città.

Se all’esterno queste antiche case potrebbero sembrare delle banali costruzioni in “tub”, tipo di mattone in terra e paglia seccato al sole, è all’interno che esse dispiegano tutta la loro bellezza: infatti, sulle pareti che delimitano l’ingresso, il corridoio e il soggiorno di questi appartamenti spiccano fortemente sul fondo bianco dell’intonaco le decorazioni di stucchi e pitture a motivi geometrici e floreali che bordano porte, nicchie e finestre. Queste iscrizioni servono, secondo un antico credo popolare, ad allontanare l’angosciante intrusione nelle proprie abitazioni dei jinn, spiriti cattivi che da sempre affliggono l’esistenza di un buon mussulmano. Il soggiorno, l’unico locale nel quale vengono ricevuti gli ospiti, è molto ampio ed è quasi sempre arredato elegantemente con tappeti e cuscini dai vivaci colori, da ceste di vimini di varie dimensioni e nelle nicchie da vasellame, anfore, teiere e specchi. Dal soggiorno si accede o alla scala che porta ai piani superiori o all’alcova, camera con volta a botte e arco all’ingresso, che viene utilizzata, secondo un’antica usanza, solo nella prima notte di matrimonio.

Durante la visita in una di queste case veniamo a conoscenza che tradizionalmente le donne occupano i locali dei piani alti, dove si trovano le camere, la cucina e la dispensa oltre al terrazzo, ornato ai quattro angoli da “corni” in muratura di circa cinquanta, ottanta centimetri di altezza. In questo luogo aperto le donne svolgono gran parte delle attività domestiche, mentre agli uomini è riservato il piano terra, più fresco e accogliente.

Prima di partire per Nalut, un altro antico villaggio berbero, ci inoltriamo per un ultimo giro nelle stradine ombreggiate e nelle gallerie, dove ci gustiamo una frescura deliziosa fino a raggiungere il grande bacino d’irrigazione, la quattrocentesca moschea Yunes, la moschea Al Atiq eretta nel lontano 666 e per finire la scuola Tilwan.