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Il Monastero di Voronet - Bucovina, regione della Romania

27 novembre 2017

Il Monastero di Voronet, dichiarato nel 1993 insieme ad altre Chiese della Bucovina patrimonio dell’umanità dell’Unesco, è famoso per i dipinti sacri che formano una vera e propria catechesi di facile comprensione per il popolo allora incolto. Fu edificato nel 1488 da Stefano il Grande per ricordare la vittoria sui turchi e fu dedicato a San Giorgio Martire. Intorno al 1547 sotto la cura e la sorveglianza del metropolita Grigorie Roşca alcuni pittori locali affrescarono le pareti esterne con disegni fondendo mirabilmente e in piena armonia l’estetico e il sacro. I dipinti che adornano le pareti laterali della Chiesa sbalordiscono, infatti, per la loro ricchezza cromatica quali il famoso azzurro di Voronet, e il rosso Tizano. Incantato, osservo il grandioso affresco della parete ovest, il Giudizio Universale, ricchissimo di personaggi e di significato: il pittore ha dipinto sull’asse principale, dall’alto in basso, la Santa Trinità e Gesù. La mano destra di Dio tiene la bilancia del giudizio sulla quale gli angeli e i diavoli poseranno i fatti e i misfatti di ogni uomo. Il gruppo dei giusti è guidato da san Pietro nel Paradiso mentre i peccatori incatenati sono portati nell’inferno. Sul contrafforte è rappresentata la resurrezione dei morti. Visito l’interno della Chiesa anch’esso solennemente affrescato con stili bizantini, gotici e altri rigorosamente autoctoni. Tutte le pareti parlano: una miriade di personaggi, di ambienti e di situazioni ci raccontano di una fede profonda e i disegni ben tracciati sono ancora intensi nonostante i secoli trascorsi e le inevitabili intemperie.

Dedichiamo l’intera giornata alla visita di altri due monasteri della Bucovina, una delle più importanti bellezze artistiche della Romania. Questi luoghi spirituali si fondono perfettamente con la natura della Bucovina fatta di splendidi pascoli alternati a boschi, circondati da montagne e vallate solcate da limpidi fiumi. Non a caso Bucovina significa “paese coperto di foreste di faggi”. Questi centri religiosi sono stati edificati sotto il principato moldavo di Stefano il Grande fra il XIV e il XV secolo per ostacolare l’espansionismo islamico e cattolico che premeva ai loro confini minacciando l’autonomia religiosa di questa terra: i turchi a sud e i polacchi cattolici a nord. In quel difficile periodo le chiese diventarono luoghi di aggregazione sociale: qui la popolazione impaurita si nascondeva tra le possenti mura e qui riusciva a organizzarsi e a opporsi agli invasori e difendere la propria identità civile e religiosa. Nella prima metà del XVI secolo Petru Rareş, figlio di Stefano il Grande, continua l’opera di elevazione culturale intrapresa dal padre e incarica artisti e pittori locali di affrescare l’esterno delle chiese le cui mura diventano così delle raffinate pagine bibliche.