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Escursione a Silvia (Colombia) - Il pittoresco villaggio del popolo Guambianos

12 marzo 2018

Partiamo da Popayan, la candida città coloniale fondata nel 1537 da Sebastián de Belalcàzar situata a 1.737 metri di quota, per raggiungere a 2.800 metri il pittoresco villaggio di Silvia distante circa sessanta chilometri. Per percorrere questa tortuosa strada di montagna ci impieghiamo circa due ore. Volevamo raggiungere questo villaggio, fondato da Francisco de Belalcàzar nel 1562, perché ogni martedì si tiene un importante mercato che per la qualità e quantità di merce esposta attira da sempre moltissima gente.

Le contrattazioni iniziano il mattino presto e durano fino alle prime ore del pomeriggio e intorno alle 10 e 12 si registra il massimo dell’affollamento. Qui gli abitanti dei paesini limitrofi si riuniscono intorno alla grande piazza centrale, dominata dall’immancabile chiesa coloniale, e nelle vie limitrofe per esporre in vendita la propria merce. I campesinos pur di raggiungere e visitare il mercato sono disposti a percorrere anche parecchi chilometri in sella a vecchie motociclette o a bordo di auto scassate o dei simpatici Chivas, gli autobus artigianali di legno dalle tinte sgargianti (spesso vengono utilizzati il giallo, rosso e blu che sono i colori della bandiera della Colombia) con i finestrini trasformati in porte per accedere alle panche, In questo mercato si possono trovare bancarelle che espongono in vendita i prodotti della terra, come le immancabili patate di ogni forma e colore, oppure artigiani che offrono i loro oggetti fatti a mano. Ci sono anche commercianti che espongono indumenti, borse, maglioni, scialli, mantelle, oppure altri che offrono oggetti di plastica, ferramenta e materiale elettrico. Una zona del mercato e dedicata alla ristorazione: qui vengono allestite delle bancarelle con cucine da campo per servire cibo su frugali tavolacci. Per l’indio il mercato è da sempre un momento molto importante, è il luogo prediletto per socializzare, discutere e mangiare in compagnia. I Guambianos, così si chiamano gli abitanti di Silvia, sono una delle etnie più interessanti della Colombia. Questa comunità indios di circa dodicimila persone ama moltissimo le tradizioni: ha, infatti, conservato la propria autonomia economica, religiosa, politica, educativa e linguistica e ha sempre mantenuto la propria indipendenza anche durante il periodo della colonizzazione spagnola. Entrambi i sessi vestono abiti tradizionali tessuti a mano: gli uomini con una gonna e giacca blu, il classico poncho e l’immancabile cappello di feltro importato dai conquistadores nel XVI secolo; le donne, invece, portano oltre alla gonna, alla blusa, al poncho e alla bombetta, una borsa bianca di tela e un’infinità di collane di perline bianche. Molte donne e uomini portano ancora il tampal kuari, l’originale copricapo di paglia intrecciata usato dai Guambianos già prima dell’arrivo degli spagnoli. Questa popolazione, mite, seria e laboriosa, vive la dura fatica di sempre con filosofia: si dedica prevalentemente all’agricoltura utilizzando tecniche arcaiche, le donne poi sono abili tessitrici, attività che fanno anche all’aperto o mentre camminano lungo la strada. Nel pardo pomeriggio, unitamente alla folla sgranata del ritorno, ci incamminiamo con il nostro pulmino verso Popayan, conosciuta anche come la ciudad blanca.