Cambogia - I Phnong, gli uomini che parlano agli elefanti
6 febbraio 2015
A circa dieci ore di macchina da Phnom Penh, la capitale della Cambogia, è ancora possibile incontrare un popolo che vive secondo riti e tradizioni direttamente derivanti dalla storia e dalla religione dei propri antenati: i Phnong, un’etnia animista che occupa le montagne ricoperte da fittissima giungla di Mondulkiri, la remota regione meridionale al confine con il Vietnam. Da sempre quest’antico popolo vive in simbiosi con la natura tramandandosi il segreto dell’addomesticamento degli elefanti che utilizzano esclusivamente nei lavori pesanti. Secondo un’antica leggenda Phnong gli elefanti un tempo erano uomini prima che un incantesimo lì tramutò in animali. Questi però scelsero di vivere nella foresta garantendo agli uomini che avrebbero potuto contare per sempre sul loro aiuto. In questo remoto territorio tutti gli uomini sono “mahout”, cioè sono persone in grado di comandare con incredibile maestria gli esorbitanti pachidermi e fino a qualche decennio fa i bambini iniziavano all’età di cinque, sei anni ad apprendere dai propri nonni e dai propri padri i segreti di questa tecnica di addomesticamento ma per quelli del XXI secolo continuare la tradizione sarà sempre più difficile: ora in Cambogia è vietato catturare animali selvatici mentre quelli domestici stanno fatalmente diminuendo. Il Phnong vive da sempre in simbiosi con il proprio elefante che reputa membro della famiglia e come tale partecipa ai rituali magici religiosi. Questi montanari, infatti, sono anche profondamente animisti: credono che tutte le cose siano animate e che gli spiriti degli antenati, considerati parte integrante della tribù, siano in grado di influenzare nel bene o nel male tutte le manifestazioni della vita quotidiana. Il lungo isolamento dal resto del mondo ha consentito loro di conservare l’antica struttura sociale organizzata in clan che comprende anche le anime di tutti gli antenati. Per placare gli spiriti adirati o per ringraziare quelli affabili che hanno il gigantesco potere di aiutare la comunità procurando, per esempio, l’abbondanza dei raccolti o debellando una malefica epidemia, i Phnong sacrificano animali di piccola taglia ed erigono minuscoli totem di bambù di fronte all’ingresso della propria abitazione. Questi totem sono formati da un tubo di fibra di bambù con le estremità a forma d’imbuto che serve per richiamare gli spiriti e da una piccola testa di elefante stilizzata che simboleggia la potenza utile e necessaria a proteggere sia la casa sia le persone che la abitano. A volte per placare l’ira degli spiriti vengono aggiunti uno o più recipienti, realizzati sempre in fibra di bambù, simili a quelli utilizzati per le offerte. Ogni famiglia possiede pertanto un proprio lare personale per ringraziare gli spiriti e i rituali magici accompagnano ogni attività umana: sono consapevoli che la mancanza di offerte potrebbe originare delle colpe punibili con catastrofi naturali come carestie, morte, malattie, incendi ecc. La casa, costruita in tavole di legno e bambù, è protetta da un tetto a quattro falde rivestito in paglia di riso. L’interno, molto spartano, è suddiviso in vari ambienti aperti quali cucina, camere e dispense.